Saturday 13 April 2013

Dave, che pianse due volte a Wembley



Quando a meno di venti minuti dal termine il rapido numero 15 in maglia rossa ha saltato elegantemente il portiere avversario, Dave Whelan ha fatto un viaggio nel passato.
Un salto breve e fulmineo come lo scatto della mezzala del Wigan che davanti ai suoi occhi stava depositando la palla nella porta sguarnita per chiudere col 2-0 la partita per la sua squadra. Una vittoria che vale il biglietto per la finale di FA CUP, a Wembley, il prossimo 12 maggio.

Dave in quell’istante si è rivisto 52 anni più giovane, in pantaloncini corti, a correre proprio là dove McManaman stava per segnare. Da professionista Whelan di gol non ne ha mai realizzati molti, ma le sue corse sulla fascia destra hanno aiutato il Blackburn a raggiungere la finale di FA CUP nel 1960 contro il Wolverhampton, nel ‘vecchio’ Wembley quello con le mitiche torri.

Quel pomeriggio sotto di un gol i giocatori del Blackburn pensano solo ad andare al riposo e riorganizzare le idee. Dave Whelan contende ad un avversario forse l’ultimo pallone utile del primo tempo, grazie ad un buon scatto arriva primo sulla palla ma a causa di uno strano rimbalzo il suo avversario, Norman Deeley, ha il tempo di calciare. Prende palla e gamba. La palla vola via, la gamba di Dave fa crack. Il terzino deve uscire in barella lasciando la squadra in dieci perché all’epoca non ci sono sostituzioni; dopo aver subito l’operazione Whelan chiede al dottore – ‘come è finita la partita?’ – ‘Mi dispiace, avete perso 3-0’ - la risposta gelata.

Allora scoppia in lacrime Dave, invece la notizia più devastante deve ancora sentirla.
Quel pallone conteso a metà campo a Wembley è stato l’ultimo della sua carriera. Troppo serio l’infortunio riportato, non potrà più giocare a calcio.
Dal giorno del mio infortunio non ho mai più guardato una finale di FA CUP in televisione’, ha dichiarato.

Ha riavvolto il nastro della sua vita il 76enne Whelan vedendo che uno dei suoi stava per raddoppiare, riportando lui e la squadra di cui oggi è presidente, il Wigan Athletic, di nuovo a Wembley a contendersi una coppa d’Inghilterra, il trofeo più antico del mondo.

Comprò il Wigan 18 anni fa grazie ai capitali messi da parte come imprenditore di attrezzature e abbigliamenti sportivi. Portandolo dalla terza divisione del calcio alla Premier League, e quest’anno alla prima storica semifinale di FA CUP.

Whelan ha scoperto lo spagnolo Roberto Martinez prima come giocatore e poi affidandogli la panchina. Per pochi soldi ha scommesso sull’ala ecuadoriana Antonio Valencia rivendendolo al Manchester United per 15 milioni di sterline.
Ha costruito uno stadio nuovo nella piccola città del nord ovest, che o per mancanza di creatività o per megalomania ha deciso di auto dedicarsi. Il Wigan Athletic dal 1999 gioca al DW Stadium.
DW, dal nome di chi ci ha messo i soldi.

Il calcio a Wigan, nonostante gli anni in Premier League e le salvezze thrilling ottenute all’ultimo minuto, non ha mai attecchito davvero. Troppo vicine Manchester e Liverpool e i rispettivi gloriosi club perché un ragazzino decida di fare il tifo per Arouna Kone e compagni.
In realtà i ‘Latics’ lo stadio lo condividono con la squadra locale di rugby, i Warriors, che rappresentano la vera passione cittadina, un club capace di vincere titoli in casa e all’estero.
E così a Wembley nella partita più importante della sua stagione e della sua storia il Wigan è riuscito a portare ‘solo’ 20 mila tifosi lasciando vuoti molti seggiolini dello stadio.

I suoi avversaridel Millwall non hanno avuto di questi grattacapi. Anzi. Il Millwall ha praticamente giocato in casa visto che la sua sede è nel sud est della capitale e i suoi tifosi nati e cresciuti nel triangolo tra New Cross, Bermondsey e  The Isle of Dog, un nome l’ultimo che è già un programma.

Il Millwall ha una tradizione popolare, working class, legata indissolubilmente al quartiere delle Docklands, il porto di Londra, origine della rivalità acerrima, made in east end, con il West Ham.
I tifosi del Millwall rappresentano la logica del tifare per la squadra del posto in cui si nasce.
Al di là dei risultati, che nel caso della meno presitigiosa tra le compagini londinesi non attirerebbero comunque migrazioni di aficionados.

Se sei nato a Manchester magari hai due scelte. Ma sei nato a Milwall, scusa non sei stato molto fortunato. Devi andare col Millwall, anche se ok fanno schifo – spiega John, sulla cinquantina  – è come se tu mi dicessi, sono italiano ma non mi piace avere i capelli neri. No non funziona così amico….’ 
I tifosi del Millwall sono conosciuti per essere stati tra le frange hooligan più violente negli anni 70’ e 80’. Il ‘The Den’ (la tana) era considerato una vera trappola dove i tifosi avversari andavano ad assistere alla partita a loro rischio e pericolo. I tifosi del Millwall invece sembravano gioire tanto della mediocrità della loro squadra quanto della possibilità di fare a botte in casa e fuori.

Fu in una trasferta di coppa nel 1985 a Luton, poco fuori Londra a nord, che i tifosi del Millwall andarono oltre il limite causando un’invasione di campo e parecchi scontri con la polizia. Da quel giorno la giustizia inglese prese una serie di misure drastiche per contrastare la violenza negli stadi, poi ribattezzate ‘modello inglese’. Le conseguenze furono le sanzioni durissime per i tifosi più violenti e l’obbligo per il Millwall di demolire il proprio stadio e costruirne uno nuovo (il ‘The New Den’, sorge a poche centinaia di metri da quello vecchio) a norma.

Arrivati a Wembley in massa i tifosi del Millwall hanno incitato per 95 minuti la squadra, sperando che al meno la loro passione potesse sopperire ai limiti tecnici di giocatori che lottano per salvarsi in Championship (la B inglese).
Ma i bianco-blu del sud di Londra hanno fatto poco a parte guadagnare qualche calcio d’angolo, celebrato come un gol dalla curva, e reclamare un rigore, che forse c’era, per un mani in area.

Ma tanto è bastato ai tifosi per intonare il famoso coro che li ha resi celebri nel Regno Unito (‘No one like us, we don’t care, we’re Milwall, from the Den’ ) prima che alcuni facessero a cazzotti in tribuna, con finale di narici insanguinate, il tutto ben ripreso dalle telecamere.

Ma la partita si avviava già ai titoli di coda e il Wigan stava meritatamente vincendo, assicurandosi non solo un posto in finale (contro la vincente di Chelsea – Manchester City) ma probabilmente in Europa League il prossimo anno.

Non si sa ancora se l’anno che viene il Wigan giocherà in Premier League o in seconda divisione visto che è in piena lotta salvezza, e se si salverà sarà come ogni anno all’ultima giornata.
Uno scenario cui il presidente, ex giocatore, Dave Whelan è già abituato.

E che certo non gli regala le stesse emozioni di una finale di FA CUP, persa o raggiunta, come questo pomeriggio, 53 anni dopo.

Una finale di coppa, a Wembley, che, vada come vada, il vecchio Dave finalmente potrà godersi senza la tentazione di spegnere la TV.